se per ciniche scelte socio-economiche, per logiche di potere, per interessi di parte,
dovesse il Salento, terra del mare del sole e del vento, diventare davvero "Area di catastrofe ambientale" come è stato definito dall'Agenzia europea per l'ambiente?
Se la cultura dell' "efficienza" dovesse prevalere sul diritto alla salute?
Si parla di un decina di impianti di centrali a biomasse.
Il dibattito è animato e utilizza ogni strategia: a Calimera hanno rispolverato
I COMITATI DEI BANCHETTI di antica memoria, ma (paradossi della
modernità) nel 1848 riuscirono a farlo perdere il trono a Luigi Filippo, qui, ora hanno perduto solo tempo: l'amministrazione li ha vietati con motivazioni che ai cittadini son sembrate pretestuose e di fatto antidemocratiche.
Ma non mollano. Noi, pur ultimi a occuparcene,ci stiamo documentando per cercare risposte chiare e affrontare doverosamente questo tema delicato e complesso.
Intanto per una diffusione, la più ampia possibile, pubblichiamo volentieri parte
dei tanti contributi che ci sono stati inviati. Per cominciare.
La lettera aperta dell'oncologo Giuseppe Serravezza
«No a scelte energetiche che aggravino il disastro»
«La Lega italiana per la lotta ai tumori di Lecce, insieme ai tanti comitati, associazioni e singole persone che condividono e sottoscrivono questa lettera, sente urgente richiamare l'attenzione delle istituzioni sull'emergenza ambientale e sanitaria che ormai da tempo ha raggiunto livelli di preoccupante gravita. Da oltre un decennio, infatti, nel Salento tutto, e nella provincia di Lecce in particolare, registriamo un'allarmante crescita dell'incidenza e della mortalità per tumore, specialmente di quelle forme che più si correlano con fattori di inquinamento ambientale. È peraltro risaputo che oltre il 90 per cento dei tumori riconosce una causa ambientale.
Il Salento è di fatto il primo polo carboenergetico in Italia e, come tale, ne paga già il relativo prezzo in termini ambientali e sanitari. Di fronte ad una situazione ormai tanto compromessa, i nuovi insediamenti energetici programmati per questo territorio prevedono impianti a biomasse (messi sotto accusa da Oni, Fao, Ocse e dall'Agenzia europea per l'ambiente) le cui emissioni finirebbero per rendere ancora più drammatica quella che la stessa Agenzia europea per l'ambiente, prima citata, definisce già una situazione di catastrofe ambientale.
Pertanto, in aderenza ai dettami della Costituzione Italiana (articolo 41), laddove si esplicita "l'iniziativa economica privata non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale", ogni agire politico, economico e sociale deve mirare ad uno sviluppo energetico sostenibile con l'ambiente. Occorre, in altri termini, che su questo fronte vi sia un'assunzione di responsabilità da parte di tutti gli attori sociali, soprattutto dei politici e degli operatori economici.
Nell'invocare urgenti ed efficaci interventi che rendano meno grave l'impatto ambientale dei tanti impianti industriali a rischio di cui è cosparso il Salento, diciamo "no" a scelte energetiche che comportino ulteriori emissioni inquinanti nell'aria salentina già tanto compromessa. Diciamo invece «sì» alle fonti energetiche veramente rinnovabili e pulite e a minore impatto ambientale: l'energia solare soprattutto (risorsa inesauribile) e l'energia eolica secondariamente.
Alle Istituzioni chiediamo quindi un forte e rinnovato impegno sul fronte delle politiche ambientali e di uno sviluppo socio-economico sostenibile. Chiediamo inoltre un fattivo e sollecito impegno per il lancio di una campagna di sensibilizzazione, di informazione e di educazione al buon uso e al risparmio energetico da proporre con continuità per una vera e propria opera educativo/informativa di tutti, specie della popolazione giovanile.
Risparmio, riciclo, energia efficace e rinnovabile debbono ispirare ogni politica amministrativa e ogni comportamento privato per preservare quanto ancora può essere sottratto a distruzione, inquinamento e sfruttamento. E per salvaguardare la vita delle generazioni future».
Giuseppe Serravezza
(Presidente Lega Italiana per la lotta ai tumori, Lecce)
Biomasse. L' intervento di un autorevole studiosoProf. Gianni Tamino
Docente di Biologia – Università di Padova
Il recupero di energia dalle biomasse è una possibilità solo a patto che la materia prima sia prelevata in loco e nel massimo rispetto degli equilibri ambientali (manutenzione dei boschi, residui di segherie, ecc.) e che la produzione avvenga in impianti di piccola taglia. Non è infatti convincente l’ idea di un ciclo ad impatto zero su larga scala, basato sulle biomasse. Quanto alle frazioni organiche dei rifiuti da bruciare nei cosidetti termovalorizzatori (inceneritori), è decisamente meglio il recupero di materiali ed energia attraverso la raccolta differenziata e la produzione di compost, che restituisce all’ ambiente materia organica e che riduce il carbonio in atmosfera. In certi casi residui agricoli, deiezioni animali e residui organici dei rifiuti possono produrre, in digestori anaerobici (cioè in assenza di ossigeno) sia compost che biogas.[...]
La provincia di Lecce diverrà l’inferno delle centrali a biomasse?
In provincia di Lecce a fronte alle drammatiche emergenze ambientali esistenti per le emissioni dell’ Ilva di Taranto e della centrale Enel di Cerano e di altri impianti locali, nonostante tutti gli organismi internazionali intimino a ridurle con multe salate, sono state progettate ben 8 centrali a biomasse da 25 a 50 MW ognuna. Una catastrofe ambientale da scongiurare.
Chi ha detto che il biodiesel non è pericoloso?
Il biodiesel, accanto alle qualità pregevoli, quali l’ assenza di zolfo, ne ha di meno positive, in quanto produce emissioni con contenuto di IPA e PM10 quasi due volte quello del gasolio, CO2 e ossidi di azoto, e, in particolare molecole quali l’ acroleina e la formaleide, la cui pericolosità è da anni riconosciuta.
Grido d'allarme del "Forum ambiente e salute"
CENTRALE A BIOMASSA "LA BUFALA"
Da tempo in questa società si cerca di fronteggiare i problemi energetico/ambientale salvaguardando a tutti i costi l’imprenditoria.
Per soddisfare questi bisogni, nasce l’idea della centrale a biomassa.
Nelle prossime righe cercheremo di capire perché una centrale a biomassa è considerata una risposta energetica valida, efficace ed economicamente vincente dal comune di Villa Guardia (CO).
Il progetto di centrale a biomassa presa in considerazione sarà dotato di una caldaia che brucerà il cosiddetto cippato. Verranno utilizzati anche gli scarti delle ripuliture boschive, scarto di potature, ramaglie ecc.
Il cippato sarà prelevato nella cerchia di 20 km dal sito della stessa.
Saranno selezionati nel territorio migliaia di ettari (15.000)di boschi e terreni per forniture e coltivazioni.
Le coltivazioni selezionate, saranno di sorgo, robinia, pioppo a crescita rapida.
Le aziende agricole locali, (che hanno costituito un consorzio agrario) saranno incoraggiate e incentivate a coltivare alberi (biomassa), in tempi che non sono brevi. Infatti, un vivaio necessita almeno di 2 anni prima del taglio, e con il tempo, i terreni, avranno bisogno di riposo. È incoraggiata la silvilcoltura per ardere legna, non per il rimboschimento.
Tutti i soggetti partecipanti avranno degli incentivi.
In caso di scarsità di materia prima, diventa obbligato l’acquisto di legname fuori provincia, regione, e anche stato (in genere dall’est).
Questa centrale, avrà 2 impianti: il teleriscaldamento, è la produzione di energia elettrica che sarà venduta all’Enel.
Gli alberi sono il carburante della centrale a biomassa che scalderà acqua per il teleriscaldamento e produrrà energia elettrica. Questo sistema è chiamato “congeneratore” a biomassa di cippato.
L’acqua calda sarà venduta per riscaldamento e sanitari, l’energia elettrica sarà venduta all’Enel. Si produrrà energia elettrica bruciando legna. Incredibile tecnologia!
Questa centrale è progettata con una potenza di 20 Mw, di cui 3 Mw verranno dedicati alla produzione di energia elettrica.
Il fabbisogno di cippato della centrale a pieno esercizio, è attestato a 25.000 tonnellate/anno. Con questo sistema, si sottrarrà utenza metanizzata, ad aziende nazionali, a favore di un’azienda comunale, ricostituendo un meccanismo di piccola economia comunale, insomma un feudo! Si passerà da una servizio pubblico nazionale a un servizio pubblico comunale.
Un'opera come questa, quali vantaggi darà alla popolazione?
Risparmio economico? No! La differenza è data da una riduzione per mezzo di legge, e non per la scelta di un materiale/procedura più economico.
Gli oneri per l’allaccio al teleriscaldamento sono notevoli, e non giustificati.
Vantaggio ecologico? No, le emissioni nocive alla salute saranno sempre presenti, si chiuderanno dei camini e se ne aprirà uno grandissimo.
Vantaggi per l’economia locale? Sì, si creerà la coltivazione di legna da ardere, con qualche posto di lavoro, sia nella struttura (fuochisti, tecnici, ecc), che nelle aziende agricole. Sarà un piccolo feudo laborioso, e come in un feudo, chi lavora non guadagna.
martedì 30 settembre 2008
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