venerdì 8 luglio 2011

Guerre di Tony Tundo

Nelle tele di un grande pittore, esponente di spicco del verismo sociale del '900, la denuncia della guerra, in un orizzonte - in particolare questo del terzo millennio - che pone questioni che sembrano insolubili e di una tragicità inaudita. Otto Dix(1891-1969) visse l’arte e l’espressività della sua pittura come un atto politico. Il pittore tedesco, che conobbe l’esperienza della prima e della seconda guerra mondiale, accusò apertamente il regime di Hitler tanto che la sua forma d'arte fu considerata arte degenerata e molti dei suoi quadri, testimonianze sulla guerra, finirono bruciati perché l’arte è l’arma più temuta dai totalitarismi; essa è, quando tutto è perso, l’unica voce eterna e accusatrice.
Otto Dix, attraverso ritratti e autoritratti, privilegiò i volti come immagine violenta dell’umanità degradata dalla guerra.
In questo Autoritratto come Marte, dio della guerra, l’uomo-dio è circondato da elementi di una realtà frantumata: bocche sanguinanti, cavalli imbizzarriti; il suo volto conserva tratti duri perché per Dix la violenza è nel segno forte, egli ha la mascella prominente, segno residuo della temerarietà dionisiaca dell’umanità, ma non domina più la realtà, ne è piuttosto - e fatalmente - dominato.
Tanti io deliranti non saranno mai comunità e saranno schiacciati dalla macchina di morte che hanno con le proprie mani costruito, la volontà di onnipotenza del superuomo sarà travolta dal caos che la annullerà e trionferà. Anatema, minaccia e profezia.
Il dipinto è del 1915. Guernica, simbolo della crudeltà della guerra, è del '37.