martedì 19 maggio 2009









1900-2009

Nuove Terre
Lo stesso approdo

di Tony Tundo







Abbiamo incontrato Ariana Rhudi, una signora albanese con lo status di rifugiato politico. Lei è una dei milioni di sfortunati che hanno attraversato il Canale d'Otranto con la famiglia per fuggire all'orrore della dittatura.
L'abbiamo invitata a raccontarci la sua storia, perché avevamo bisogno di fare chiarezza, di capire, noi e per nostro conto, cosa sente, come vive un immigrato oggi che sembra ormai data per certa e indiscutibile l'equazione immigrato=criminale.
Ne parliamo perché lei ci ha autorizzati a farlo.
Non ha conosciuto la guerra Ariana e neanche la fame, è laureata in economia, appartiene a una famiglia di dissidenti, considerati pericolosi sin dal regime di Hoxha , lei è stata l'ultima dei suoi a lasciare la sua terra, ha sperimentato la paura, la clandestinità in patria e non vuole che i suoi figli abbiano lo stesso destino.
E' riservata, dignitosa, dolce; ci dice poco sui preparativi della fuga, si è imbarcata a Durazzo, come tutti, di notte su un barcone stracarico di persone estranee, ma unite a filo doppio dallo stesso destino; era febbraio, una notte fredda. A Torre Canne l'aspettava un'amica che le ha offerto la prima accoglienza. Per mesi è passata attraverso la trafila di esperienze che siamo abituati a sentire, ma che non scuotono più quelli come noi "che vivono sicuri in tiepide case e che tornando a sera trovano il cibo caldo e visi amici": clandestina, volto anonimo nella folla dei richiedenti asilo, poi in possesso di un certificato che le consentiva di trattenersi in Italia, ma non di lavorare, fino allo status di rifugiata.
Una storia di ordinaria emigrazione, come crediamo sia la più parte, non diversa dalle altre che nel tempo si sono consumate; cambiano i nomi dei luoghi: Ellis Island, Otranto, Torre Canne, Lampedusa; lo stesso approdo: un mixer di paura e coraggio, di determinazione e di umiltà; noi non ne saremmo capaci, non più.
Ha avuto anche bisogno delle cure dei medici in ospedale; qui il racconto di Ariana si è fatto più accorato e per noi più interessante, abbiamo approfondito: lei era doppiamente spaventata, perché alla preoccupazione per il suo bambino si aggiungeva altra paura, ancora paura, non era ancora in possesso del permesso di soggiorno, ma ha trovato conforto e sostegno da parte di tutto il personale medico e paramedico, nessuna morbosa curiosità, nessuna diffidenza, nessuna spia.
Ci pare importante, ci pare esemplare, perché è un racconto semplice, una vita di quotidiana fatica, ma retta da progettualità per il futuro, ciò che manca a noi che, come osserva giustamente l'antropologo Marc Augé, viviamo in un eterno presente, ma retta anche da speranza nella solidarietà altrui. La solidarietà la signora Rhudi l'ha sentita nelle persone che ha incontrato a Bari, ora a Galatina.
Evidentemente non è poi tanto diffuso il sentimento dell'intolleranza, evidentemente non tutti condividono l'esultanza di chi ha gridato"Finalmente cattivi!", evidentemente "il sonno della ragione ha generato meno mostri" di quanto non appaia. Noi, gente comune, non denunciamo, noi abbiamo anche alunni marocchini e cinesi, non abbiamo mai pensato di avere alunni diversi; i medici, in particolare, accolgono il malato, né possono fare diversamente, è il loro lavoro;(si leggano a tal proposito le ferme reazioni della Società italiana salute mentale):


Forse l'uomo non è ancora morto...