sabato 12 dicembre 2009

Riceviamo e volentieri pubblichiamo
di M. Cristina Tundo

Dirigere un istituto scolastico ai tempi della crisi...Il colpo mortale è di questi ultimissimi giorni ed è ad opera della Commissione Bilancio alla Camera: la maggioranza ha approvato il maxi-emendamento di riscrittura della Legge Finanziaria per il 2010, archiviando in blocco l'intero pacchetto di misure finora discusse, emendamenti di maggioranza ed opposizione compresi. Qualche dato:
comma 118-bis: 8,3 miliardi di euro di tagli in 3 anni dal fondo a sostegno degli interventi urgenti (istituito lo scorso aprile), con priorità al settore dell'istruzione. Il 9 aprile 2009, dopo l'inedita quantità di tagli all'istruzione pubblica decisi lo scorso anno con la legge 133/08, il governo con la legge 33/09 aveva stanziato un fondo di almeno 400 milioni di euro (di base) destinato ai provvedimenti economici urgenti e indispensabili con priorità all'istruzione pubblica. Il 23 novembre scorso, attraverso il DL 168/09, il fondo veniva maggiorato fino a 3,716 miliardi di euro. Oggi, poco più di due settimane dopo, il governo decurta dal fondo 3,690 miliardi di euro. Il fondo non ha più fondi. I tagli si estenderanno nei prossimi anni, attraverso la sottrazione di 1,4 miliardi nel 2011 e 2,5 miliardi nel 2012.
Comma 235: stanziamento di 300 milioni per la messa in sicurezza antisismica delle scuole, ovvero meno dell'1% dell'ammontare complessivo stabilito per il Piano Infrastrutture, 487 milioni di euro il costo per il piano scolastico a fronte degli oltre 116 miliardi di euro del piano infrastrutturale complessivo (Mose, Ponte sullo Stretto, TAV, ...).
Non si tratta soltanto di numeri, è la realtà con la quale mi confronto ogni giorno e che ha a che fare con il diritto allo studio, con la sicurezza a scuola ecc.
Sono dirigente scolastica di un istituto comprensivo a Firenze, l'ultima grossa grana è nata dala difficoltà dell'alternativa all'ora di religione, ho avuto contro famiglie, sindacati, istituzioni politiche, stampa. La situazione è parossistica: da una parte il diritto a tutti riconosciuto di non avvalersi dell'insegnamento della religione cattolica, dall'altra i problemi organizzativi da coniugare col sacrosanto diritto allo studio, ma senza personale supplente sacrificato dai tagli, né spazi fisici a disposizione. Ne è nata una bagarre senza uscita, come appare evidente dalla nuova finanziaria. Qui di seguito quanto ha pubblicato http://repubblica.it/ del 16 novembre scorso sul caso:

"Da anni Firenze è la città italiana dove meno ci si avvale dell´insegnamento della religione cattolica (80% gli esoneri nelle scuole superiori). Ma i numeri dell´istituto comprensivo Masaccio-Calvino-don Milani (la scuola che dirigo), segnalati in una lettera del consiglio di istituto a ministero, uffici scolastici provinciale e regionale, Asl e vigili del fuoco, fanno impressione: 377 studenti (su 738 iscritti) che non si avvalgono (in alcune 22 su 28, 18 su 24), ben 214 dei quali (solo di prima e seconda, quelli di terza entrano un´ora dopo, o escono un´ora prima) ogni settimana vengono «spalmati» su altre classi durante l´ora di religione, imposti a tre-quattro per volta ad insegnanti di storia, italiano, matematica costretti, oltre a fare la normale lezione, a fungere da «sorveglianti» degli ospiti temporanei. Con enormi difficoltà nella didattica, nonché problemi di sicurezza. Una situazione, protesta il consiglio di istituto minacciando di ricorrere alle «opportune sedi giudiziali», che dipende dalla mancata copertura ministeriale delle ore di attività alternative all´ora di religione (Irc). Replica il dirigente scolastico regionale Cesare Angotti: «Una protesta assurda, le nomine devono farle le scuole e i fondi per coprirle sono già presso le direzioni provinciali del Tesoro». Ma le scuole non ci stanno: «Siamo in tanti a protestare, e tutti con gli stessi problemi» dice Maria Cristina Tundo, a capo del Masaccio-Calvino-don Milani. Quest´anno, spiega, il problema dell´alto esonero dall´Irc, e quindi dell´offerta di attività alternative, «si somma alla accresciute difficoltà di coprire, con le ridotte risorse a disposizione, perfino le normali assenze dei docenti, a carico di ogni singola scuola». E´ vero, come dice Angotti, che il costo degli insegnanti per l´ora alternativa, essendo curricolare come la religione, è coperto dalle direzioni provinciali del Tesoro, cui ogni scuola, se non ha insegnanti disponibili, deve inviare eventuali nuove nomine. E però, spiega Tundo, «noi, come moltissimi altri dirigenti scolastici della provincia, abbiamo chiesto più volte all´Ufficio scolastico regionale un´autorizzazione esplicita alle nomine. Perché di questi tempi non ci vuole niente che a farne le spese, in caso di eventuali contestazioni, siamo noi dirigenti in prima persona». Le norme su queste nomine, infatti, risalgono all´87, ma la successiva autonomia scolastica ha esposto i dirigenti scolastici a molte più responsabilità, cioè rischi. Da qui la protesta, partita, ricorda Tundo «fin da settembre», quando sono stati formalizzati gli organici di fatto. In assenza in indicazioni, sottolinea, le scuole hanno enormi difficoltà a organizzare ore di attività alternativa: «Si tratterebbe di organizzare una scuola nella scuola, con risorse inesistenti»".

Con i numeri della finanziaria la situazione potrà solo aggravarsi.
Voglio ricordare (quanto a me, lo ricordo bene) che il principio di laicità che emerge dagli artt. 2, 3, 7, 8, 19 e 20 della Costituzione implica garanzia dello Stato per la salvaguardia della libertà di religione tanto più urgente e necessaria, in una situazione, come l'attuale, di pluralismo confessionale e culturale (quando i Patti Lateranensi stabilivano la religione cattolica sola religione dello Stato).
Si tratta di definire un ruolo dello Stato non di mera neutralità verso le varie confessioni, piuttosto di garanzia e tutela per la/e cultura/e religiosa/e in tutte le espressioni e specificità.
Da qui l'obbligo per Stato e Regioni di creare le condizioni che favoriscano il pluralismo, non lo scoraggino. Maria Cristina Tundo