martedì 16 marzo 2010


La sindrome di Medea

tra innocenza e violenza



Per una perversione tutta italiana i talk show diventano aule giudiziarie, con tanto di colpi di scena e plastici, la teatralità si innerva sulla tragedia, le si sovrappone e la alimenta. E' cominciato con la tragedia di Cogne con gli occhi degli italiani attenti come per le Torri gemelle, poco prima. Sulla scena a esaminare il plastico della villetta insieme a Vespa, la giornalista Barbara Palombelli, la magistrata dei minori Simonetta Matone, il criminologo Francesco Bruno, lo psichiatra Paolo Crepet, tutti infallibili studiosi dell'animo umano. Innumerevoli puntate: una tragedia che diventa un serial. Ma la cronaca ha le sue leggi, gli scenari cambiano, cambiano i plastici. Forse lo spettatore ha dimenticato che Castiglione delle Stiviere c'è ancora, con le sue madri perdute, perché il figlicidio non è un'invenzione teatrale. Popoli & Costituzioni Salento ha voluto capire, se è possibile, di più. Lo abbiamo chiesto a Maria Mancarella, sociologa e psicologa. Segue una sintesi del suo intervento, per P&C, presso l'Università popolare:


Scrive Galimberti:


"Vorrei rispetto, vorrei che i media, soprattutto le televisioni, la smettessero con la retorica sul gesto violento e assassino"da parte di chi meno ce lo aspetteremmo"ogni volta che una giovane madre uccide il figlio e prova a uccidere se stessa. Mi offende che questo gesto venga ancora considerato"inconcepibile"e uno "scandalo contro natura". Considerarlo così è un grave atto di ignoranza che non ci si aspetterebbe più da professionisti dell'informazione, ovvero da chi per lavoro dovrebbe descrivere le realtà in cui siamo immersi per farcela conoscere meglio.“
l'amore materno non è mai solo amore
Il conflitto è alla base dell'amore materno, ma anche dell'odio materno, il figlio vive e si nutre del sacrificio della madre: sacrificio del suo tempo, del suo corpo, del suo spazio, del suo sonno, delle sue relazioni, del suo lavoro, della sua carriera, dei suoi affetti, dei suoi amori.
Il pensiero di uccidere il figlio attraversa la mente della madre, perché non diventi realtà è necessario accoglierlo e superarlo.
Tutte le madri che amano i propri figli conoscono quei momenti in cui incerto è il confine tra un abbraccio che accoglie e un abbraccio che avvinghia e strozza.
E la madre, che genera e cresce nell’isolamento e nella solitudine, non sa più cosa accade dentro di lei, e le sue azioni si compiono senza di lei.
Figlicidio nella storia
Lo“ius vitae et necis” ha funzionato per molto tempo come regola accettata da tutti.
Gli Egiziani (Diodoro Siculo) ritenevano che i genitori che danno la vita ai figli non commettono alcun delitto se gliela tolgono.
I Greci e gli Spartani assegnavano il diritto di vita e di morte sui neonati agli anziani della tribù.
I Romani fecero proprie molte leggi greche.
Cicerone, Tacito, Seneca hanno spesso lodato le leggi che ordinavano di uccidere i bambini malformati.
Solo nel IV sec. d.c. gli imperatori romani ordinarono di allevare e nutrire i propri figli, condannando a pene severe l’infanticidio.
Antropologia del figlicidio
L’antropologo Geza Roheim ci ha riportato storie di donne dell’Australia centrale madri premurose e sollecite nell’allattare i propri figli ma altrettanto pronte ad ucciderli e a mangiarli quando fossero troppo magri o in periodi di carestia.
In alcune tribù del Sud America i bambini vengono mangiati in caso di bisogno, ma solo dalle madri che hanno dato loro la vita.
Tra gli Inca del Perù e gli Ibo del delta del Niger, il cannibalismo parentale era molto diffuso, sia nella forma profana (per fame o necessità) sia nella forma rituale
Presso i Semiti, i Fenici e gli Ebrei, i bambini compaiono come vittime sacrificali.
Il figlicidio nella fiaba
Le fiabe sono una trasformazione dei miti e ne riportano i temi essenziali
Moltissime fiabe, raccontate dai genitori, iniziano con condotte figlicide più o meno esplicite
possiamo distinguere le fiabe in cui l’ostilità è:
-direttamente espressa dal genitore
-agita da una figura sostitutiva, la matrigna o da orchi e streghe,di chiara affinità parentale
Le storie di Pollicino, di Hansel e Gretel nascono da un figlicidio premeditato, se pur fallito, che ha come motivazione l’avidità;
le fiabe di Cappuccetto Rosso eBarbablù, sono esempi di leggerezza figlicida, di figlicidio colposo.
La matrigna archetipo della madre cattiva

Figlicidio nella fiaba
Nelle fiabe l'ostilità del padre si manifesta con l'abbandono, quella della madre con maltrattamenti e sevizie.
Cecino e il bue, fiaba fiorentina narra di “una donna cui saltarono fuori cento bambini, piccoli come chicchi di cece e cominciarono a gridare-mamma ho fame-e a spargersi per i cassetti,i fornelli,i barattoli. La donna, spaventata, comincia a prendere questi esserini e a ficcarli nel mortaio e a schiacciarli col pestello come per farne la purea di ceci.Quando credette di averli ammazzati tutti ,si mise a preparare il mangiare per il marito”
Ninna nanna dell’abbandono
Ninna nanna ninna ohhh
questo bimbo a chi lo dò
se lo do all'uomo nero
se lo tiene un giorno intero
se lo do alla befana
se lo tiene una settimana
se lo do a BambinGesù
se lo tiene un anno e più



Figlicidio nel mito greco
la storia di Efesto è quella del primo esempio di infanticidio per causa d'onore
Era moglie di Zeus per sbarazzarsi del figlio Efesto lo gettò in mare.
Tutti i miti che raccontano l’origine dell’universo, quello di Urano, di Gea, la madre terra, di Crono e di Zeus, il futuro re di tutti gli Dei, narrano di padri che annientano, eliminano i propri figli vissuti come avversari e rivali nella successione del potere.
Eracle, figlio di Zeus e di una donna mortale, perseguitato da Era, fu da lei colpito attraversoLyssa(lapazzia)che, come racconta Euripide, lo portò a vendicarsi sui suoi otto figli che uccise senza pietà.
Medea
figlia del Sole, sacerdotessa e maga e poi perfida e assassina.
Medea, la straniera, preferisce uccidere,piuttosto che sopportare l’idea di essere abbandonata, condannata insieme ai figli ad errare in eterno.
La rabbia e il desiderio di vendetta nei confronti di Giasone coinvolge i figli che decide di uccidere
“E’ fatale che muoiano, e se debbono
morire, sarò io che darò loro
la morte, io stessa, che li ho partoriti”
(Euripide)
Figlicidio simbolico
La distruttività materna
-Madri che amano troppo, madri che non amano
-Madri invasive e possessive, madri assenti e crudeli.
-Madri addolorate e madri raggianti.
- Madri protettive e madri folli
Espressioni della distruttività materna:
Negligenza
Eccessiva sollecitudine
Figlicidio simbolico
Le madri che uccidono
Resnick, nel1970,è stato il primo a stabilire la differenza tra
neonaticidio, relativo ai bambini nati con meno di 24 ore;
infanticidio, relativo ai bambini minori di due anni;
figlicidio, ovvero l’uccisione di un figlio/a che ha superato questa età.
Le categorie individuate sono le seguenti:
-figlicidio altruistico
-figlicidio di un figlio indesiderato
-figlicidio per motivi economici
-figlicidio per vendetta sul coniuge
-figlicidio accidentale
Figlicidio altruistico
La madre compie l’omicidio per sottrarlo ai mali del mondo, per salvarlo dalla sofferenza di esistere, per preservarlo da reali o presunte difformità.
Impulsi irrazionali e convinzioni religiose possono confluire in uno stato depressivo in cui la sofferenza interiore, l’angoscia e il mal di vivere concorrono alla messa in atto di un gesto irreversibile, forse incubato e fantasmato da tempo.
Non di rado all’omicidio del bambino segue il suicidio della madre.

Figlicidio di un figlio indesiderato
Si tratta di madri che negano la gravidanza e giungono a“fecalizzare”il bambino. Altre non li accettano per motivi economico-sociali, di“onore”personale e familiare
Non mancano, nella casistica, episodi di madri che odiano i figli poiché li ritengono responsabili del loro abbruttimento fisico, o della costrizione di un ruolo frustrante
figlicidio per motivi economico-sociali
Questa categoria omicidi è legata al timore della madre di essere inadeguata o impossibilitata a fronteggiare i problemi connessi alla sopravvivenza e al futuro della sua creatura.
Si tratta di una proiezione ansiosa, distruttiva, che genera sentimenti di colpevolezza o inferiorità, rispetto ai paradigmi economici imposti dalla comunità.
Figlicidio per vendetta sul coniuge
Questo omicidio anche plurimo dei figli, perpetrato per motivi sentimentali, psicologici, di rado a causa di interesse, viene attribuito dagli analisti alla madre abbandonata o tradita che si vendica del marito o del compagno uccidendone la prole.
Eros e Thanatos, amore e morte si saldano in questo dramma, “Complesso diMedea”,che come spesso capita ha per epilogo unastrage di innocenti.
Oltre al desiderio di vendetta, nella“Sindrome di Medea”agiscono anche sentimenti come la gelosia e l’invidia
Figlicidi accidentali
La madre può causare la morte del figli o con un gesto impulsivo ma irrazionale, spesso conseguente a pianti e urla del piccolo che la madre si sente impotente a controllare.
Può portare alla morte di bambini e adolescenti l’atteggiamento di madri ansiose e insicure che prodigano apparentemente cure affettuose ai figli ma in realtà li stanno uccidendo o, comunque, non consentono loro di vivere normalmente.
Somministrare sostanze dannose ai figli, inventarne sintomi patologici esponendoli a esami e interventi pericolosi, rientra nella cosiddetta“Sindrome di Munchausen per procura”, .
L’eccesso di amore o la sua mancanza inconsapevole, la paura di perdere l’essere generato che era in sé o il considerarlo un prolungamento del proprio io generante, può annientarli entrambi. Maria Mancarella


Bibliografia
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