sabato 1 maggio 2010

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Istituto della DIA applicata alle fonti rinnovabili
di Nicola Sticchi

Con la decisione della Consulta, che dichiara l’illegittimità costituzionale di alcuni articoli della legge Regione Puglia n.31/2008 “Norme in materia di produzione di energia da fonti rinnovabili……”, viene annullata la possibilità di realizzare impianti fotovoltaici, eolici, biomasse con potenza fino a 1 MW e mediante la procedura D.I.A. (dichiarazione inizio attività).
Dalla gran parte dei salentini, dalle Associazioni ambientaliste e da molti Amministratori locali questo provvedimento è stato ritenuto salvifico per il territorio, considerato che non c’è un solo Comune, dei 97 della Provincia di Lecce, che non sia interessato da richieste di installazione per migliaia di pannelli fotovoltaici nelle nostre campagne o per torri eoliche o impianti da biomasse.
Premetto che non ho nulla contro queste fonti, anzi dico che sono da privilegiare rispetto ad altri impianti a rischio inquinamento ambientale, a condizioni, però, che se ne faccia un uso contenuto, localizzato in aree sovracomunali e in zone agricole prive di vincoli e di scarso pregio paesaggistico e naturalistico, programmato in funzione di una pianificazione energetica provinciale e della difesa del territorio, e finalizzato, possibilmente, all’autoconsumo delle imprese e all’uso domestico.
Quello che sta accadendo, purtroppo, va in altre direzioni.
Basta volgere lo sguardo alle nostre campagne per accorgersi di come sta cambiando il paesaggio rurale.
L’invocato blocco delle autorizzazioni richiesto al governo regionale, da più parti e da tempo, al fine di una attenta riflessione sull’argomento energie rinnovabili, è arrivato dalla Corte Costituzionale ed ha evidenziato ancora una volta la sconfitta dell’organo amministrativo e l’affermarsi del ruolo dell’organo giudiziario a tutela del territorio.
Il fermo non risolverà la questione, in quanto il Parlamento, in sede di esame della Legge comunitaria 2009, ha approvato in questi giorni e precisamente in data 21 aprile 2010, l’emendamento che stabilisce l’assoggettamento alla disciplina della DIA per gli impianti per la produzione di energia elettrica con capacità di generazione non superiore a 1 megawatt elettrico, così come aveva disposto la Regione Puglia .
Legge comunitaria, che recepisce la Direttiva Europea 2009/28 relativa alla “promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili”, dove è, sì, richiesto agli Stati membri di promuovere e adottare procedure di autorizzazione semplificate e meno gravose per i progetti di “piccole dimensioni”, ma senza fare alcun riferimento a grandezze. Certamente non possono rientrare tra i piccoli impianti quelli fino a 1 megawatt.
Aggiungo che il Governo, con la Legge Finanziaria 2008, era già intervenuto a semplificare le procedure per i piccoli impianti, adottando, anziché il procedimento dell’autorizzazione unica, la disciplina della DIA.
L’emendamento recepito dalla Camera, se sarà approvato anche dal Senato e reso attuativo, impedirà agli Enti locali l’applicazione del dispositivo della Consulta di rendere operativi i provvedimenti di interruzione dei lavori in quei casi in cui gli impianti sono in corso di esecuzione e farà ripartire i lavori per la installazione di decine di migliaia di pannelli fotovoltaici in zone agricole, favorendo così una deregolamentazione selvaggia.
Ritengo che per conservare l’immagine di questo Salento con le sue tradizioni, le sue ricchezze naturali, i suoi paesaggi ulivetati, e quant’altro rende unico questo territorio, è necessario che i nostri rappresentanti al Senato, di destra e di sinistra, la Provincia, gli Amministratori locali, i gruppi ambientalisti, che fino ad oggi hanno contestato la Legge regionale 31/08, ritenendola distruttiva per il territorio, si mobilitino, affinché non passi l’Istituto della DIA per gli impianti fino a 1 megawatt. Inoltre, si solleciti il Governo ad emanare le linee guida per lo svolgimento del procedimento riguardante la costruzione e l’esercizio degli impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili, così come previsto dal Decreto Legislativo 387/2003, al fine di evitare che le Regioni adottino provvedimenti di indirizzo e lo Stato li impugni, perché non in linea con la programmazione nazionale, che non c’è.
La Regione deve attuare e con urgenza le procedure di delega alle Province in materia di pianificazione energetica e di procedure autorizzative in materia, per evitare di vanificare anni di investimenti per la valorizzazione del territorio.
Non è assolutamente necessario puntare sulle grandi e medie taglie di impianti di produzione di energia elettrica per produrre ricchezza e sviluppo sul territorio, come da più parti si afferma, è utile invece diffondere l’utilizzo del solare per l’autoconsumo, come sta avvenendo in alcune realtà del nostro territorio, per creare lavoro e crescita economica diffusa mediante l’incentivo del Conto Energia.