domenica 13 giugno 2010

A scuola di "buonsenso"di Tony Tundo



Il '68 non è poi tanto lontano. Difficile dire se i ministri Brunetta e Gelmini che vorrebbero il primo sostituire la parola lavoro (art.1 della Costituzione) con merito e competitività, la seconda cambiare tutto nella scuola perché tutto rimanga come sempre e peggio, brandendo il ritorno al merito e alla serietà come la formula salva Paese, ne siano consapevoli. Il “sei politico” a scuola torna vestito di "buon senso". Ed è la strada contro il merito, contro la qualità, contro la ragione che vorrebbe nuove generazioni consapevoli e pronte a sfide sempre più dure che si sta percorrendo.
Uno degli slogan del '68 era “È vietato vietare”. E regole a scuola davvero non ci sono più. In altre forme, con altri colori sembra un copione già visto.
Alcuni presidi coraggiosi, oppure esasperati, a Milano, a Roma, a Putignano hanno trovato forme di denuncia qualche volta discutibili, e per fortuna...perché è questo che non va: siamo nel mezzo del naufragio e fingiamo che tutto funzioni al meglio.
Non ci sono euro per pagare corsi di recupero per metà scuola? Se ne fa a meno, tutti bocciati o tutti promossi, è una soluzione gordiana del preside del Keplero a Roma.
La scuola meritocratica non ha fondi per pagare i commissari interni impegnati negli esami di Stato? E' un assurdo che un preside, a Putignano, decide di affrontare o tamponare chiedendo un prestito agli alunni. Non credo certo che debbano essere le famiglie, ci mancherebbe, a pagare il lavoro degli insegnanti, ma ho sentito persone autorevoli fare dichiarazioni pesanti su questo preside che, mi pare, sia stato diffidato; e non mi è piaciuto, perché questa situazione dovrebbe piuttosto essere approfondita per capirne a fondo le ragioni che ci sono, e come, ma vengono volutamente, quando non colpevolmente, camuffate. Come si dovrebbe riflettere sulla decisione del preside di Milano che ha ammesso tutti gli alunni agli esami provocatoriamente, col 6 politico appunto.
La direttiva ministeriale relativa all'ammissione agli Esami di Stato - sarà ammesso l'alunno che abbia riportato almeno 6 in ogni materia - evidentemente sin dal nascere mancava di concretezza, era impossibile da applicare; è infatti inevitabile che il consiglio di classe finisca con l'aggiustare un po' qua, un po' là - la dizione ufficiale è agevolare - e il 5, il 4 e il 2 (perché accadono anche i miracoli...) diventano 6 non più rossi, non più con l'asterisco e, ancora una volta con un colpo di mano per via tipografica, come dice un mio amico, si arriva ad ammettere agli esami, falsando l'esito e creando, di fatto, un sistema che vanifica il lavoro di insegnanti e alunni meritevoli in un'ottica pericolosamente miope. E' molto più raro che si bocci però, perché tutte le risorse devolute dalle Regioni alle scuole saranno proporzionate - come prevede la legge Aprea - al numero di studenti e al costo medio per alunno, con l’obbiettivo di premiare le realtà più di successo e penalizzare quelle fallimentari, in un’ottica di concorrenza tra scuole. Un vero disastro e, soprattutto, fallimento e crisi identitaria per chi crede ancora che la scuola abbia qualcosa a che fare con conoscenza, crescita culturale, insomma cose del genere.
Il ministro deve averlo capito che il tanto millantato rigore confligge fragorosamente con una realtà al collasso e con nonchalance, ma come sempre, si smentisce e, dal talk show di Rai 1- tribuna politica più accreditata, affida le soluzioni al "buonsenso" degli insegnanti: bocciare tutti o regalare tantissimi '6 politici', in principio era il merito ora è il buonsenso. Questa scuola pubblica farà la fortuna delle scuole private, questo evidentemente è l'obiettivo.