domenica 7 novembre 2010




Senza tracce
di Tony Tundo

Per secoli le rovine non sono state un non-luogo inanimato, tutt'altro; non un punto terminale, piuttosto la sorgente alla quale l'umanità attinge per recuperare la propria integrità, rintracciare i pezzi che nel viaggio della vita va perdendo.
Le rovine restituiscono il senso del tempo e la coscienza della storia, "un tempo puro" (la definizione è di Marc Augé), ma la civiltà occidentale ha rinnegato l'Umanesimo e non può che produrre macerie l'amalgama caotico e vischioso di questi tempi bui, permeati da una sottocultura senza più memoria, perciò senza tracce (il mondo liquido di Bauman). Può la natura essere l'unica responsabile del crollo della Casa dei gladiatori a Pompei se ha retto nei secoli ad alluvioni e terremoti? O è invece la punizione fatale della tracotanza - la ybris greca - dell'homo faber che pretende di usare e manipolare ogni cosa? Ho letto che a Pompei da poco c'è un centro permanente di studi e ricerche museali che ha il nome di Homo faber, per l'appunto; forse è invece dall'incontro di homo faber e homo sapiens che occorrerebbe ricominciare. Un'utopia...
A Pompei arriveranno figure professionali competenti straordinarie di supporto ai commissari straordinari, è urgente correre ai ripari; vedo già la longa manus di una nuova cricca finora sotterranea che gli scavi porteranno alla luce. Di questi tempi "a pensar male, ci si azzecca sempre" e se lo diceva lui...