mercoledì 29 dicembre 2010

La divaricazione delle differenze si illumina delle luci del Natale
di Tony Tundo

Ricordo un episodio, crepuscolare forse, della mia infanzia – non avevo più di otto anni –, avevamo festeggiato il Natale, giocato a tombola, cantato “Bianco Natale” a casa di amici; sulla strada del ritorno - doveva essere mezzanotte – una casa era illuminata da luci fioche: c’era una veglia funebre, si poteva vedere chiaramente attraverso le tende delle basse finestre. Chiesi a mio padre come fosse possibile la sera di Natale, lui me lo spiegò con una specie di apologo sulla distribuzione della ricchezza e della povertà, della gioia e del dolore. Mi rassicurò - non tanto la spiegazione - la dolce fermezza della sua voce e, soprattutto, la sua mano che stringeva forte la mia: lui provava a proteggermi dalla consapevolezza. Ma da certe malattie non si guarisce: ogni anno di più per me il Natale è quello dei terremotati, degli alluvionati, dei genitori disperati che rivogliono il sorriso della loro bambina, degli operai di Pomigliano o di altrove, delle guerre, dei profughi, del seme della violenza sparso a piene mani, della divaricazione fra l’opulenza e la povertà.
A Natale mi vengono in mente queste poesie:

"Natale de guerra" di Trilussa

Ammalappena che s'è fatto giorno
la prima luce è entrata ne la stalla
e er Bambinello s'è guardato intorno.
- Che freddo, mamma mia! Chi m'aripara?
Che freddo, mamma mia! Chi m'ariscalla?
- Fijo, la legna è diventata rara
e costa troppo cara pè compralla...
- E l'asinello mio dov'è finito?
- Trasporta la mitraja
sur campo de battaja: è requisito.
- Er bove? - Pure quello…
fu mannato ar macello.
- Ma li Re Maggi arriveno? - E' impossibbile
perchè nun c'è la stella che li guida;
la stella nun vò uscì: poco se fida
pè paura de quarche diriggibbile...-
Er Bambinello ha chiesto:- Indove stanno
tutti li campagnoli che l'antr'anno
portaveno la robba ne la grotta?
Nun c'è neppuro un sacco de polenta,
nemmanco una frocella de ricotta...
- Fijo, li campagnoli stanno in guerra,
tutti ar campo e combatteno. La mano
che seminava er grano
e che serviva pè vangà la terra
adesso viè addoprata unicamente per ammazzà la gente...
Guarda, laggiù, li lampi
de li bombardamenti!
Li senti, Dio ce scampi,
li quattrocentoventi
che spaccheno li campi?-
Ner dì così la Madre der Signore
s'è stretta er Fijo ar core
e s'è asciugata l'occhi cò le fasce.
Una lagrima amara pè chi nasce,
una lagrima dòrce pè chi more...

"Natale" Giuseppe Ungaretti


Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade

Ho tanta
stanchezza
sulle spalle

Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata

Qui
non si sente
altro
che il caldo buono

Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare