sabato 4 dicembre 2010

Un tempo senza padri, senza maestri di Tony Tundo

Quando impareremo a capire il linguaggio dei giovani? E’ un linguaggio sgrammaticato e sconnesso, i loro modi sono aggressivi, ma lasciamo la fretta, andiamo oltre la superfice, smettiamola di consumare, come facciamo con tutto, anche i confronti generazionali, i più fecondi di vita. Oggi sono di scena loro, i ragazzi; vorrà dire qualcosa? Trovo che certe domande che molti giornalisti fanno a studenti che manifestano nelle piazze - più o meno rumorosamente - siano sleali, certamente sono stupide. Chiedono sempre se conoscano la riforma contro cui protestano. Suggerirei a chi solertemente riempie la sua pagina di giornale con la riflessione di maggiore effetto: "non sanno per cosa protestano" di girare la domanda ai deputati e ai senatori che questa legge devono approvarla. La conoscono? Mi permetto una mia personale certezza: no! Non la conoscono - se non per ignoranza, ma lasciamo perdere… - perché quando le leggi sono discusse, gli scranni dell’aula parlamentare sono per tre quarti vuoti; i deputati sono ad arraffare soldi e voti qua e là, diceva Monicelli – lo cito perché per un cinico e beffardo gioco del destino uno, da morto, diventa il vate, fonte sacra di verità, ma non è una novità per nessuno. Ci vuole solo un po’ di attenzione al mondo giovanile; io ci sto provando, anche se una parte di me è già fuori dal mondo scolastico, mi va di riflettere sui giovani, lo faccio, non serve ma lo faccio. Ci sono studenti che occupano, fra questi alcuni “fanno” i leader, altri flirtano con i compagni, altri vanno a zonzo instupiditi ed esaltati da un’esperienza nuova: tutti manifestano - da orbi non vederlo - un allarmante disagio perché tutti vivono in un mondo di bugie, un mondo che così definisce Bauman “ Il tempo, nell´era liquido-moderna della società dei consumatori, non è né ciclico né lineare, com´era normalmente per le altre società note della storia moderna o premoderna. Direi che è invece puntinista, frantumato in una moltitudine di pezzetti distinti, ognuno ridotto a un punto che si avvicina sempre di più alla sua idealizzazione geometrica di non dimensionalità”. Lucida e pessimistica analisi, certo, ma paurosamente convincente. Addio, dunque, alla teoria rassicurante dei corsi e ricorsi, addio a una nuovo ciclo di Dei, di Eroi, di Uomini!
Essere maestri (parlo di me che tra i giovani lavoro, ma essere adulti è uguale) in questo nostro tempo puntinista, quando ogni sorta di esperienza è polverizzata e così veloce da non lasciare tracce, dove non c’è più la crisi dell’autorità (il mito edipico, la freudiana morte di Dio) perché non c’è proprio l’autorità, un tempo senza padri, senza figure di riferimento da contestare, da emulare non è facile, non è per niente facile. Eppure ti capita di incontrare un pugno di ragazzi, come gli altri compagni con poca confidenza con i libri scolastici, diversi però dagli altri per passione civile, per desiderio di essere parte della storia che vivono. Per questi ragazzi vorresti metterti addosso una nuova pelle, se lo meritano; vorresti essere un maestro irregolare come George Orwell, Simone Weil, Albert Camus, Ignazio Silone, Carlo Levi, Hannah Arendt, Pier Paolo Pasolini, Ivan Illich, vorresti trasmettere la loro lezione. Perché questi grandi non erano padri, rifiutavano l’autorità agìta e subita. A questi maestri talvolta è dedicato un breve spazio in una letteratura ad uso scolastico, più spesso nemmeno tanto, eppure i ragazzi del 2010 avrebbero proprio bisogno del loro insegnamento irregolare; erano scomodi perché in tutti loro ardeva una fiamma di passione e di rabbia che - non credo sia sacrilego il confronto - somiglia tanto a quella che percepisco in questa generazione di giovani sgrammaticati e inquieti, che sono annoiati dell’oggi e diffidano del futuro, che avrebbero bisogno di capire come fare a pensare da soli e sfuggire alla dittatura della sottocultura "alla moda", alle lusinghe dei modelli di machismo e di velinismo dominanti, alimento della peggiore mentalità politica. Ci scandalizzano i loro comportamenti, li stigmatizziamo, ma le vaiasse e i vaiassi illustri che modelli sono per gli adolescenti? Quale lezione di rispetto della dignità umana danno due deputate sedicenti liberali e cattoliche che strumentalizzano la scelta libera - ancorché estrema - di un uomo novantacinquenne malato terminale per volgari logiche di parte e a poche ore dalla morte? Un comizio di cui francamente non si avvertiva il bisogno (Il rispetto della dignità umana è uno degli obiettivi trasversali dell'insegnamento, ne son piene le "carte" negli scaffali degli istituti scolastici). Politica cattiva maestra! Nella mia scuola sembra sia in corso una raccolta di firme per il riconteggio dei voti delle ultime elezioni dei rappresentanti d’istituto (sul tipo Bresso vs Cota), l’obiettivo è la “sfiducia” di due ragazze elette nel direttivo. Mai vista prima d’ora una cosa simile!