sabato 29 gennaio 2011




Riceviamo e pubblichiamo volentieri un passo inedito della biografia di Antonietta De Pace, eroina risorgimentale, " La Donna dei Lumi" , di imminente pubblicazione.


di Rino Duma


18° capitolo
(Le intense emozioni di Antonietta nel momento dell'arresto. Durante il tragitto da casa alla prigione di Piazza Mercato, la donna, guardando i gendarmi che le sono accanto, avverte smarrimento e
oppressione per la perduta libertà).

Una volta in carrozza, Antonietta fu sistemata tra due gendarmi e altri due le si sedettero di fronte.
D’un tratto la donna percepì una sensazione cupa e opprimente, che le consentiva appena di respirare: quel mondo idilliaco per il quale s’era da sempre battuta con determinazione e nel quale aveva riposto ogni speranza, ora sembrava rimpicciolirsi sino a scomparirle dalla mente. Un altro mondo, fatto di inganni, soprusi, ingiustizie e violenze, le si stava improvvisamente schiudendo davanti con tutta la sua crudezza e imponenza.
“Dio mio, com’è gelida e senza cuore questa carrozza!... Questi birri, poi, tutti impettiti e irrigiditi nelle loro uniformi, m’incutono un senso di tristezza, d’impotenza e di rabbia al tempo stesso…” – pensava mestamente la donna – “…Voi, però… voi c’entrate poco in tutto questo… anche se siete ugualmente colpevoli, perché di fatto rappresentate il braccio armato della prepotenza, della forza, del Male… La mente, invece… la mente è Ferdinando… è lui il massimo colpevole di questo marasma, di questa tragedia umana senza fine!... Lui vi ha stregato, vi ha catechizzato all’ordine, vi ha indotto all’obbedienza assoluta, ingannandovi con false e illusorie promesse!… Lui ha approfittato della vostra ingenuità, della vostra debolezza, del vostro stato di bisogno per scaricare addosso ai noi cittadini tutta la sua tirannide e arroganza!... Ah, se solo capiste che state difendendo le ragioni di un impostore, che state favorendo la politica di un traditore e tutelando gli interessi di un falso padre della patria, forse mi sleghereste dalle catene, forse vi unireste a me, ai miei compagni patrioti!... Perché… perché non lo fate?!... perché subite passivamente i comandamenti di un dèmone, perché non vi svegliate dal profondo torpore e indifferenza in cui vegetate da sempre, perché non vi ribellate, non urlate, non diventate uomini veri, sanguigni, guerrieri?!… Perché non difendete la dignità e l’onore che ogni giorno vi vengono calpestati e oppressi?!… Perché rimanete muti, impassibili, cerei come se foste dei manichini senza anima?!... Ma voi… voi ce l’avete un’anima, un cuore?!… avete sangue nelle vene, dei sentimenti, una coscienza, un ideale?!... avete mai lottato per qualcosa d’importante, vi siete mai dati un sogno, un piccolo desiderio… avete mai inseguito una speranza o una semplice illusione?!... Voi, no… voi non avete mai provato tutto questo, perché nessuno vi ha mai parlato di quanto bella e seducente sia la libertà, di quanto siano intensi il suo calore, la luce, l’essenza, che tutto inebria, ammalia e tutto sconfigge!... Voi, no… voi non avete mai provato tutto questo, perché nessuno vi ha mai educato a coltivare la migliore libertà e a difenderla con le unghie sino all’ultima forza!... Voi, no… voi non potete capire che gran valore abbia la libertà, perché non v’è ricchezza al mondo che possa gareggiare con questo bene smisurato dell’anima!... Poveri voi… poveri allocchi!... vi hanno fatto nascere capre, vi fanno vivere da capre, morirete capre!… Vi trattano come se foste animali da soma, da tosa, da latte, da carne e nient’altro!... Vi danno il minimo per campare, uno piccolo spazio in cui muovervi e vivacchiare, per poi morire… anzi, no, per poi trapassare!... perché la morte è un dono che spetta solo alle persone libere, agli uomini coraggiosi, agli eroi della vita!... Voi, invece, meritate di scomparire, di perdervi per sempre nelle fauci dell’Eterno Oblio, perché non avete lasciato un segno, un’orma importante del vostro passaggio terreno!... Trapasserete come trapassano i pavidi e i parassiti!... A voi, purtroppo, è stata concessa la libertà dei servi, perché avete scelto deliberatamente di vivere da servi!… La vostra è una libertà fatta di genuflessioni obbligate, di teste piegate, di ordini eseguiti, di sorrisi smorzati, di silenzi forzati, di finzioni sofferte, di obbedienza cieca!... giammai di pubbliche accuse, di sacrosante proteste, di rivendicazioni urlate per torti subiti e diritti violati!… Avete condannato la vostra libertà al silenzio assoluto; tutt’al più vi è concessa qualche smorfia di rammarico per un’ingiustizia patita o per una gioia negata!… La vostra è soltanto una libertà riflessa, tiepida, insipida, senza entusiasmi e sorrisi… Voi siete liberi a comandi, a momenti e solo per pochi spiccioli di vita!… Voi siete felici solo quando lui, il vostro dominus, vi offre i miseri avanzi della sua felicità!... Siete solo degli omuncoli, delle scatole vuote, dei fantocci di pezza, di legno o di gesso da spostare a piacimento sul proscenio della vita!… Siete delle tessere nelle mani di un artista infame e crudele!... Siete numeri da incasellare in una sommatoria il cui totale è sempre a vantaggio del padrone!… Ecco cosa siete!... Siete tutto: capre, servi, fantocci, numeri, tessere, scatole vuote!... Siete tutto… tutto tranne che uomini!... Dio soltanto sa quanto l’umanità abbia bisogno di uomini veri, di uomini giusti… di uomini liberi!”.


Antonietta avvertì la necessità di chiudere gli occhi e di non pensare più a nulla: il disagio interiore era eccessivo e il dispiacere non le dava pace; ma, dopo poco, lo spirito ribelle tornò a tormentarla più di prima.


“Dimmi, mio Dio, quanto tempo l’uomo deve ancora attendere prima di accedere in un mondo migliore?!... Quante lotte si dovranno affrontare per riscattare gli schiavi dalle loro antiche catene e di strappare gli ingordi forzieri dalle mani dei padroni?!... Quante vite umane si devono ulteriormente immolare in nome della giustizia, della pace e della libertà, purtroppo ancora indistinte all’orizzonte?!... Dimmi, mio Dio, quanta strada dobbiamo ancora percorrere per arrivare a te?!... Quanto c’è ancora da soffrire, prima che ogni uomo possa finalmente morire libero e felice?!”.