lunedì 7 febbraio 2011


6 Febbraio, 2011 - Nel rogo della loro scatola/baracca 4 bimbi (3, 5, 7, 11 anni) e il "multiculturalismo" di Stato

di Maria Chiara Piscopo


“Multiculturalismo” una parola ripetuta alla noia nei giorni scorsi sulla stampa, spesso come fosse un grande tema sul quale disquisire proponendo soluzioni più o meno inutili. Ecco, stamane, apriamo i quotidiani e ci troviamo - ancora una volta - a fare i conti con una nuova strage. Quattro fratellini rom muoiono orrendamente nell’incendio della loro baracca, una “scatola” nella quale vivevano. Subito è scattato il balletto delle responsabilità e della falsa commozione.”Vedere quelle scarpine appese mi ha fatto male al cuore” parole del sindaco Alemanno. E, di rimando, la denuncia della presidente del nono distretto che ha tuonato : il Comune non è intervenuto nonostante l’ennesima denuncia risalente a due settimane fa. E ancora il sindaco: “chiedo al prefetto poteri speciali”. Ecco siamo alle solite! Ogni qualvolta in questo paese avviene qualcosa di tristemente annunciato, la prima reazione di coloro che son preposti a prevenire questi fatti tragici, è l’ invocazione di qualcosa di speciale; uno fa appello alle leggi, l’altro i poteri, o la burocrazia che imbriglia, a sentir loro, ogni possibile possibilità di agire; ci manca solo, al momento, una dichiarazione del capo del Governo che dia la colpa della tragedia alle “toghe rosse”. Se non fosse che siamo di fronte all’ennesimo dolorosissimo avvenimento, diremmo che siamo alle “comiche finali”! Si sa, è quasi blasfemo fare simili affermazioni e, tuttavia, sappiamo che, spenti i riflettori sui quattro fratellini, e in attesa della prossima” tragedia annunciata” che potremmo definire persino “seriale” nulla , o poco, sarà fatto per porre fine a questa catena di morte. Ma la vera anomalia di questo paese sta nel fatto che i tuttologi non mancano di discutere sulle pagine dei giornali, o nei convegni inutilmente costosi di partito, o peggio nei salotti cultural-chic di multiculturalismo - letteralmente vacua ostentazione di cultura - senza mai proporre soluzioni utili per dare una qualche risposta al problema degli zingari, degli immigrati, degli handicappati, anzi scegliendo rientri coatti, ronde inutili, recessione delle pensioni di invalidità. Parole come “accoglienza”, “ legalità, sono parolacce. E’ molto più facile alimentare in noi, comuni cittadini, ancestrali paure del “diverso” e quel che è peggio è che abbiamo persino smarrito la forza d’indignarci, le lacrime per commuoverci, la voglia di dire BASTA e voltare pagina, intenti come siamo ad autoassolverci ed a chiudere gli occhi di fronte a drammi di questo tipo. E quando va bene ci sarà l’imbecille di turno che dirà: bhe! in fondo se la sono cercata, non si lasciano i bambini soli con la brace ancora accesa (la mamma era andata in cerca di cibo!).