sabato 28 maggio 2011

“Yara, sei immensa!”
di
Tony Tundo



La piccola Yara Gambirasio è stata cremata. Lo avevano deciso al momento del ritrovamento del corpo i suoi genitori. Ad esequie avvenute, leggo la conferma di questa volontà con un accorato - e vagamente rassicurante - sentimento di dolcezza. Ho creduto pensandoci frettolosamente, perché la domanda su cosa sarà del nostro corpo dopo la morte la rimuoviamo in fretta, che la cremazione fosse una questione di cultura certe pratiche hanno radici etniche, che si trattasse di scelte religiose; e ho preferito liquidare paure e immagini inquietanti - poco e male informata - certa che scegliere fra forme diverse di sepoltura è roba da ricchi.
Invece le parole dei genitori, affidate a un sacerdote nella parrocchia di Brembate, semplici disperate parole d’amore, “Yara, sei immensa!” aiutano a veder chiaro, convincono: non si addice a una bambina altro modo di sepoltura, la fantasia, l’allegria, i sogni, il sorriso non sono materia, sono luce, vento, profumo, calore; l’immensità dell’immateriale deve essere al riparo dal degrado naturale della materia dopo la morte. Un infame ha fermato una giovane vita, succede sempre più spesso e spesso sento dire uccisa senza un perché. Mi chiedo che cosa significhi, abbiamo bisogno di un perché? C’è un luogo della ragione nel quale trovare una risposta che plachi la vittima, che rassicuri noi che assistiamo impietriti? Niente darà un senso alla mutilazione inferta ai genitori, ma nessuno potrà contenere né corrompere l’immensità del sorriso di Yara, fresco e fermo all’ultimo saluto alla mamma prima dell’allenamento quotidiano in palestra.