giovedì 23 giugno 2011

Quando le proposte culturali vengono da un giovane e gli adulti gli negano gli spazi.
Perché a Scampia si e a Galatina no?
di Fausto Romano

(Nell'immagine la facciata del Teatro Tartato, sopravvissuta alle ruspe grazie all'amore)

Mia amata Città di Galatina,
in questo tempo estivo ormai prossimo alle vacanze, nostalgico del mare, degli odori e del sapore della nostra terra salentina che tanto - e sempre - mi manca, ti scrivo perché sento la necessità e il bisogno di condividere un mio sconforto e rammarico. Il fatto è questo: da ormai quattro anni vivo a Roma, dove studio Recitazione presso l’Accademia Nazionale D’Arte Drammatica S. D’Amico, e di questo, potreste dirmi voi, a noi che importa? Giusto, ma datemi tempo! Lo scorso settembre, dopo cinque mesi di lavoro ho debuttato col mio primo spettacolo teatrale scritto e interpretato da me. Questo spettacolo dallo strambo titolo “Bristite ekti Golap” frase bengalese che tradotta nella nostra lingua significa “una rosa sotto la pioggia” tratta il tema del Bangladesh e dei Bengalesi in Italia; la loro storia, come e perché arrivano nel nostro Paese, la situazione della loro terra ormai privata della sua “coscienza”, il lavoro che svolgono in Italia: quello dell’ombrellaio e del “rosario” cioè quello che vende le rose, etc.
Non mi soffermerò sulla descrizione dello spettacolo, perché non lo sto promuovendo, o meglio, vorrei farlo, ma non posso…e ci stiamo avvicinando!
Come scrivevo poc’anzi, lo spettacolo ha debuttato a Roma e nello scorso aprile è stato presentato - nell’ambito di un importante Festival Nazionale di Teatro - a Napoli, precisamente a SCAMPIA. Quest’ultimo nome è legato senz’altro ai più noti fatti di cronaca nera degli ultimi anni, e non nascondo la mia preoccupazione quando mi fu comunicato che la messa in scena dello spettacolo si sarebbe tenuta lì, in un Teatro ricavato in un'ex struttura sportiva. Al mio arrivo nel quartiere napoletano, che dista dal centro della città una mezz’oretta di metro, sono stato accolto subito dalla simpatia e dalla cordialità dei napoletani che, in “processione” ci hanno accompagnato in questa struttura grande e tutta in cemento che da fuori faceva pure un po’ paura. Potrei narrare altri simpatici fatti dei nostri amici partenopei, ma svierei il lettore che attentamente sta leggendo queste righe e per questo lo ringrazio.
Bene, dopo la bellissima esperienza napoletana, dove lo spettacolo ha avuto un buon successo, ricevendo il plauso e l’applauso del pubblico e della giuria del Festival, ho pensato che sarebbe stato bellissimo portarlo nella mia cara città, Galatina. Mi è parsa una brillante idea, mi ha “rapito l’animo” l’eccitazione di presentarmi dinanzi ai miei concittadini, ma dopo mi son chiesto:
MA DOVE? IN QUALE TEATRO?
Ho iniziato a vagliare le possibilità.
Opzione numero 1: TEATRO TARTARO.
Quant’era bello, sfortunatamente ho visto solo delle foto dell’interno (è stato chiuso per decenni), ricordo solo le ruspe che con maestria buttano a terra quello che per anni è stato un cuore pulsante non solo della città di Galatina, ma del Salento. Ricordo che ero troppo piccolo per capire, per far qualcosa contro quell’atto barbaro e “disumano”.
Oggi, di Teatro, c’è rimasta solo la scritta fuori che, fiera, sembra non voler cedere all’ingiustizia subita di vedersi trasformare in un misero e ormai - parliamoci chiaro - fallito pseudo centro commerciale con all’ultimo piano una piccola sala cinematografica (per carità meglio di niente), come a ricordare e a simboleggiare la funzione primaria di quell’edificio.
Gli hanno dato anche un bellissimo e sonoro nome: “Gallerie Tartaro”, e subito mi viene in mente l’immagine di quelle lunghe e buie gallerie che si trovano sulle autostrade appenniniche, quelle che una volta dentro ti manca l’aria e spingi il piede sull’acceleratore con la speranza di riveder presto la luce.
Quindi, niente da fare, abbandono l’opzione Teatro Tartaro.
Opzione numero 2: CAVALLINO BIANCO.
Si, bellissimo, con quel meraviglioso cavallo bianco al centro di quel grande foyer (che per chi non lo sapesse, non per un sua pecca, ma perché forse non è potuto entrare mai in un Teatro nel Salento, perché ahimè scarseggiano, è la sala prima di entrare in platea).
Che spettacolo di Teatro, nonché Cinema! Ma che fine avrà fatto? Si narrano storie di soldi destinati al progetto di restauro e di ripristino, soldi mai arrivati, forse mai partiti! Chiuso da anni, morto, sepolto, e qui anche la scritta “CINEMA” ha alzato i tacchi e se n’è andata! Povero Cavallino Bianco!
Quindi ho dovuto abbandonare con tristezza il mio piccolo, ma a questo punto posso dire, ambizioso progetto di portare uno spettacolo teatrale nella mia città natale.
E allora cara Galatina, cari concittadini, cari amici, alla fine di tutta questa valanga di parole che vi ho sciorinato addosso di cui potete non tener conto, vi domando, mi domando:
PERCHE’ A SCAMPIA SI E A GALATINA NO?!
Può una città, una comunità, una Terra, vivere senza TEATRO, senza cultura, senza un’identità. È come vivere senza SPECCHI, e sfido voi ad alzarvi la mattina e non poter vedere che bella faccia avete!
Concludo qui la mia letterina sperando che in questo tempo di Referendum, di SI e di NO, di croci, di acqua, di scorie e di quant’altro possiamo interrogarci anche sulla nostra cultura e la nostra storia. Qualcuno ha detto che la “Cultura non si mangia”, ed è vero, ma secondo me si BEVE, ed è scientificamente provato che si MUORE prima DI SETE che di fame.
Con affetto e speranza.
Fausto Romano