lunedì 1 giugno 2009

L'innovazione irresponsabile
di Tony Tundo



C'è un nuovo progetto per il prossimo anno scolastico; riportiamo i punti essenziali del Protocollo di intesa Ministero dell'Istruzione, dell'Università, della Ricerca e Associazione Costituzionalisti italiani:

• “Cittadinanza e Costituzione” è il nuovo insegnamento
introdotto nelle scuole di ogni ordine e grado con la legge n.169
del 30.10.2008.
• Con il termine “cittadinanza” si vuole indicare la capacità di
sentirsi cittadini attivi, che esercitano diritti inviolabili e
rispettano i doveri inderogabili della società di cui fanno parte
ad ogni livello etc.
• Lo studio della Costituzione permette non solo di conoscere il
documento fondamentale della nostra democrazia ma anche di
fornire una “mappa di valori” utile per esercitare la
cittadinanza a tutti i livelli.
• Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ribadito in
occasione del 60° anniversario della costituzione italiana
l’importanza di “insegnare, studiare e analizzare nelle scuole il
dettato costituzionale per offrire ai giovani un quadro di
riferimento indispensabile a costruire il loro futuro di cittadini
consapevoli dei propri diritti e doveri”.
• La scuola italiana può e deve essere una palestra di
democrazia etc.
• L’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione” ha, tra gli altri,
l’obiettivo di insegnare alle giovani generazioni come
esercitare la democrazia nei limiti e nel rispetto delle regole
comuni.
Educare alla cittadinanza e alla Costituzione è anche l’occasione
per costruire nelle nostre classi, dove sono presenti ragazze e
ragazzi con provenienze, storie, tradizioni e culture diverse,
delle vere comunità di vita e di lavoro, che cerchino di dare
significati nuovi alla convivenza
ed elaborino percorsi che
costruiscano contemporaneamente identità personale e
solidarietà collettiva, competizione e collaborazione.


• Entro il prossimo 30 maggio verrà reso pubblico un bando di
concorso nazionale rivolto alle scuole di ogni ordine e grado
per finanziare, con un totale di 1 milione di euro, le migliori
proposte di sperimentazione dell’insegnamento di “Cittadinanza
e Costituzione” nell’anno scolastico 2009/2010.
• Un comitato tecnico-scientifico valuterà e finanzierà le
migliori proposte, ne seguirà attentamente la realizzazione e
ne valuterà gli esiti allo scopo di individuare le buone pratiche,
che saranno comunicate e rese disponibili per le scuole di
ogni ordine e grado: una “biblioteca delle idee” a supporto
dell’innovazione.






Il progetto, se non fosse demagogico e strumentale (ma lo è), sarebbe un' ottima idea, naturalmente, visto che sanno tutti che i giovani non conoscono la Costituzione, e, aggiungiamo noi, non solo i giovani. C'è, tuttavia, l'ultimo punto della nota ministeriale che è discutibile. Perché monetizzare tutto? Che senso ha finanziare con 1 milione di euro le migliori proposte; pagare, non si sa quanto, i membri di un comitato scientifico? La scuola sta risentendo enormemente della crisi economica, o, comunque, sulla scuola e contro la scuola si stanno, con fantasia stupefacente, sbizzarrendo il ministro della funzione pubblica e il ministro dell'istruzione: sono state soppresse centinaia di cattedre solo in Puglia. Ma davvero una buona idea, perché funzioni, deve avere un prezzo e non basta, invece, una buona dose di responsabilità? La Cittadinanza implica il concetto di responsabilità e della responsabilità nel mondo della scuola, come nella società tutta, si stanno perdendo le tracce. Il principale rischio è l'astrattezza, in quanto essa è, non solo, altro dal concreto, ma lo svuota pericolosamente. Questo vuole il Ministero: mostrarsi sensibile al monito del Presidente della Repubblica, perché va fatto, perché conviene farlo, trovando al tempo stesso la sua linea di galleggiamento: noi lo studio della Costituzione a scuola l'abbiamo introdotto, vi diamo pure i soldi, provate a cavarvela; nel frattempo noi provvediamo a farne macerie.





Noi crediamo fondamentale l'educazione ai valori costituzionali, lo abbiamo sempre creduto; non vogliamo, però, che la brillante idea del ministro costringa dentro all' angusto recinto delle regole le nostre idee, vogliamo "insegnare" le regole sregolatamente. Si parla di due ore al mese, e ancora, ci si chiede di chi debba esserne la responsabilità dell'insegnamento, si brancola, come al solito, nel buio dei tentativi. Evidente l'aleatorietà del progetto stesso. Noi, credendolo una cosa potenzialmente seria, diciamo che va pensata responsabilmente.

L'errore che dovrebbe essere evitato è quello di partire dal testo della Costituzione come base per l'insegnamento, un approccio teorico porterebbe al rischio di atrofizzare, mummificare, consegnare alla memoria storica qualcosa che ha senso solo se vive. Non si può, in sostanza, collocare, se non relegare, in uno spazio limitato il fondamento stesso dell'essere noi, tutti, docenti e discenti, partecipi della condivisione di una delle più importanti esperienze valoriali e formative del vivere associato, per l'appunto. Come dire che nell'ora di diritto, l'insegnante di diritto, e solo lui, abbia titolo ad insegnare ad osservare le regole. E' sterile e vecchio, perciò, e si è visto, inutile.

Occorre, invece, narrare; quale più efficace insegnamento può pensarsi per i ragazzi del dialogo di Antigone e Creonte in Sofocle, del monologo del mercante di Venezia in Shakespeare, del monologo di Cyrano in Rostand, delle Odi civili in Parini? L'unico metodo utile è quello che passa attraverso l'esperienza. Le libertà costituzionali sono frutto di una storia che i giovani hanno il diritto-dovere di fare propria; è per questo che sarebbe grossolano e inutile presentare la prima parte della Costituzione come una carrellata di diritti e libertà; utile, al contrario, aiutarli a stabilire un paragone con diversi periodi storici, diversi Paesi e, soprattutto con altre Carte. In altre parole l’approccio alle regole deve essere problematizzato e bisogna porre lo studente nelle condizioni di sentirsi attore, non mero utente. La strada da intraprendere con spirito critico e di ricerca, davvero finalizzati alla conoscenza del dettato costituzionale, è quella della riflessione sui testi storici, filosofici, giuridici che mostrino cos’è il rapporto dell’uomo con la sua libertà di associarsi, di dar vita a formazioni stabili, con il potere pubblico, quali i suoi scopi, i suoi limiti, le sue derive, le sue vicende storiche e culturali. In quest'ottica lo studio della Costituzione della Repubblica Italiana costituisce il punto in cui le dimensioni e le categorie morali, politiche, religiose etc. possono essere affrontate in modo interdisciplinare, cogliendone tutta l’importanza storica, l’equilibrio, la funzione di garanzia e i limiti. Si diceva che occorre narrare, dalla narrazione, poi, emergono i grandi temi, come la libertà, la tradizione, le prime forme della democrazia. Il primo fondamento è negli artt. 2 (norma a fattispecie aperta) e 3 della nostra Costituzione, nei quali è valorizzata la centralità della persona e delle formazioni sociali rispetto allo Stato, nonché la dinamica per cui lo Stato riconosce, in termini pubblici e istituzionali ciò che esiste prima di lui. Ciò che è necessario per strutturare l'insegnamento di Cittadinanza e Costituzione in modo costruttivo e innovativo, perché è l'innovazione l'assunto del progetto, è riflettere sui fondamenti pre-giuridici del vivere associato, riconosciuti anche dalla nostra Carta Costituzionale e dai quali essa stessa prende vigore. C'è chi sostiene che quello tra innovazione e responsabilità non sia un gioco a somma zero, in cui ‘più responsabilità’ corrisponde necessariamente a ‘meno innovazione’ e viceversa. Difficile dirlo; certamente l’alternativa all’innovazione irresponsabile non è certo la non innovazione, ma quando si spacciano per innovazione la propaganda e l'inganno è un altro discorso. Insomma la ratio del vivere civile è nel recupero del concetto di ragione come apertura alla realtà, non astrazione dalla realtà, mero esercizio mnemonico, come finirebbe nella scuola italiana. Le continue violazioni della Carta Costituzionale dimostrano, inequivocabilmente, che il Ministero non è stato motivato, come d'altra parte in tutte le novità introdotte nell'ultimo anno (una per tutte le classi ponte, che contraddicono platealmente quel comma della nota ministeriale che si rivolge alle classi frequentate da ragazzi di provenienza e cultura diversa), né da una grande tensione morale, né dalla coscienza di un bisogno collettivo. Pensiamo, invece, che si tratti solo di una trovata demagogica e di un annunciato ennesimo naufragio.