giovedì 20 agosto 2009








L' ultima talent scout della letteratura?

di Tony Tundo

Non mi era mai capitato di provarmi in coccodrilli alla Pereira tabucchiano, mi sollecita la scomparsa di Fernanda Pivano (la sua anima e la mente son ben racchiusi nel video sopra) ed è, questo mio, un pensiero funzionale alla ricca e vivace discussione attiva nel forum del sito http://www.popoliecostituzioni.it/. Tutta la grandezza di Fernanda Pivano è stata nel riconoscere il poeta. Ha avuto il merito e il coraggio di sprovincializzare la cultura italiana del Novecento, è stata testimone tenace e, insieme, pacata della tempesta attraversata dalla sua generazione, la Nanda antifascista, ribelle, pacifista e anarchica, questo lo sappiamo tutti. Ha amato il suo maestro Pavese (profondamente come me, che ho conosciuto lei attraverso lui e le poesie di "Lavorare stanca" a lei dedicate), salvandosi dalla trappola del suo vizio assurdo che ha invece contagiato molti tra coloro che gli si sono accostati e ne hanno subito il fascino. Saremmo qui in Italia rimasti prigionieri della cultura autoctona, o con la palla al piede dei classici oppure fatalmente decadenti, non avremmo avuto Ginsberg, Hemingway, Kerouac, Bukowski, Lee Masters.



- Se ne è andata a Spoon River con i suoi eroi- ho letto oggi da qualche parte.

Se è vero che è assurdo parlare di poeti in una società di volponi, ci rimanga la speranza in nuovi trasgressivi talenti che forse un nuovo spirito sensibile, come quello della Pivano, scoprirà.

E, ancora con Tabucchi (io cito spudoratamente): Requiem!