"Bobbio, chi era costui?" di Tony Tundo
Sembra che Norberto Bobbio sostenesse, lungimirante come sempre fu, che in breve uno studioso, imbattendosi per caso in un suo libro, si sarebbe chiesto «Bobbio, chi era costui?». Non è tanto che se ne è andato, ma, a osservare la vuotezza del dibattito politico, dopo le celebrazioni di questi giorni vicini al centenario della nascita, davvero il suo sarà solo un nome, ricorrente per la mole dei suoi studi, ma solo un nome in una biblioteca antiquaria visitata da qualche sparuto nostalgico. Bobbio, ormai anziano, durante la cerimonia per l'assegnazione della laurea honoris causa in Scienze politiche disse che ripensando ai suoi scritti si accorgeva che erano tutte variazioni sullo stesso tema.
E il tema era: libertà, diritto, democrazia. Cioè Tutto.
Il nodo centrale della sua ricerca penso, in una sintesi estrema ma non riduttiva, fosse nella domanda: governo degli uomini o governo delle leggi? Alla risposta era giunto attraverso il pensiero filosofico, unico grimaldello per scardinare le misere certezze, unico alfiere di libertà che ci può riportare a essere pensanti. Ma il pensiero, quand'anche oggi rimanesse traccia di un pensiero e non mi pare, dà sofferenza, dà sofferenza il disordine delle idee; tanto meglio: il viaggio che rimescola le idee, le agita, le squaderna è la strada unica verso la verità e la verità è che il governo delle leggi è il presupposto unico per il buon governo degli uomini.
Calato il sipario sulle celebrazioni, intitolati centri di studio, strade, accademie e quant'altro vogliono, gli attuali politici che in nome della Costituzione, che ignorano e tradiscono, schiamazzano, urlano, insultano come fossero moderni Zanni della Commedia dell'arte leggano Bobbio, poi anche loro inizino il loro viaggio, meglio se in compagnia di un po' di giornalisti "illuminati" e/o cortigiani prezzolati, che li porti però il più lontano possibile.