sabato 25 settembre 2010

La paura al potere
di Tony Tundo
Una visita in una grande città, il bisogno di riossigenarsi in campagna, uno sguardo alle notizie, ovunque lo scenario è allo stesso modo desolante, confuso, folle, e l’impressione si fa certezza: siamo governati dalla paura. Nelle città la gente si chiude nella diffidenza, il vicino diventa l’altro, uno che ci toglie lo spazio, lo aggrediamo, lo respingiamo, ne abbiamo paura. Ci hanno resi incapaci di solidarietà, un genitore ammalato limita la nostra libertà, lo eliminiamo, non è Hitchcock, accade anche troppo spesso, è la paralisi sociale e culturale. Cerchi in campagna l’armonia che la città ha turbato e trovi ettari ed ettari di pavimenti metallici: il fotovoltaico e, più in alto, lontano, l’azzurro segnato da trame grigie: le pale eoliche, il business. L’agricoltore, piccolo proprietario, ha rotto definitivamente il patto d’amore con la terra, se ne libera, sceglie l’entrata certa del canone d’affitto perché non ha più passione, e perché, essenzialmente, rifiuta il rischio; è il sintomo dell'assoggettamento collettivo a una sottocultura pervasiva. Ne siamo vittime e complici. Abbiamo paura di avere un pensiero autonomo, seguiamo le mode, che poi si rivelano un grande bluff. L’uomo è proprio un essere strano: ha lottato per affrancarsi dall’autorità e si è lasciato intrappolare da modelli stereotipati che lo hanno spersonalizzato. E abbiamo ormai del tutto perduto la nostra identità, ci rimane la paura. Della vecchiaia: il modello vincente è giovanilista. Abbiamo paura di essere intossicati: i nostri paesi sono invasi da immondizia, il nostro territorio da inceneritori di C.D.R. Abbiamo paura per il lavoro: Quando? Quale? Dove? Abbiamo paura del lavoro: sempre meno sicuro. Abbiamo paura dell’immigrato: però, a pensarci, dal momento che c’è, magari possiamo trasformare la tolleranza in un affare, così lo beffiamo, lo truffiamo – false assunzioni, falsi permessi – dopo tutto se la vita è diventata sempre più pericolosa è lui, l’extracomunitario, il responsabile. “La sicurezza”…
I politici, in apparenza così spavaldi, dietro la loro maschera di cera nascondono la paura di perdere il consenso – le rilevazioni statistiche…ultima spiaggia della politica - quasi che per far funzionare il paese bastino la capacità affabulatoria, il fair play di uno o le barzellette di un altro. A questo assistiamo, una mostra itinerante del vacuo. E ci stiamo, spesso seguendo neghittosi il carro del vincitore; d'altra parte guardiamo il comportamento inetto dei parlamentari italiani in Europa: ostaggio dei più forti. La nostra economia è governata dalla paura. L'Italia tarda a uscire dalla crisi - entro con una certa difficoltà in un territorio inesplorato e inesplorabile per me, ma questo mi pare di capire - perché si è sempre meno inclini ad affrontare il rischio d'impresa, vedi il ricorso crescente alla cassa integrazione. Paura di massa. Clima da guerra, occorre difendersi, e ad armi pari, e che cosa vanno a inventarsi i ministri Gelmini e La Russa? Un grande ritorno: "libro e moschetto" qualcuno - e comprensibilmente - ricorda. Si tratta di un protocollo d’intesa tra ministero dell’Istruzione e ministero della Difesa, un progetto che deve “allenare per la vita” i ragazzi attraverso percorsi ginnico-militari (c'è proprio tutto), tireranno con l’arco, spareranno con pistole, ad aria compressa. Forme di persuasione occulta da oscurantismo camuffato. Fa venire i brividi. Questi signori non sono mai entrati in una scuola, si fa tanta fatica per educare alla convivenza civile, si deve insistere con ogni strumento, primo fra tutti l’esempio perché la solidarietà e la non-violenza siano i valori condivisi, e invece: a fine corso gli studenti gareggeranno divisi in “pattuglie”. Giocano con le parole, loro… Ma non è tutto, fin qui qualcuno potrebbe condividerne le presunte motivazioni: “Le attività in argomento permettono di avvicinare, in modo innovativo e coinvolgente, il mondo della scuola alla forze armate, alla protezione civile, alla croce rossa e ai gruppi volontari del soccorso”. L’assurdo è che il progetto è inserito nella sperimentazione scolastica dell’insegnamento della Costituzione, dice testualmente questo la circolare “la pratica del mondo sportivo militare, veicolata all’interno delle scuole, oltre ad innescare e ad instaurare negli studenti la “conoscenza e l’apprendimento” della legalità, della Costituzione, delle istituzioni e dei principi del diritto internazionale ecc.”.
Sono senza più parole ma ho tanta paura!